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Il Cinema italiano contemporaneo dà uno sguardo al passato

Festival del Cinema contemporaneo e Muto:

due facce di una stessa medaglia...

Finalmente si dà voce al Cinema Muto




Da qualche anno a questa parte, il successo dei Festival del Cinema italiano, sia a Venezia che a Roma, sta crescendo a macchia d’olio, guadagnando credito in tutto il mondo, ma al contempo si sta verificando anche un pittoresco fenomeno, e cioè la nascita di molti Festival del Cinema Muto (a questo proposito ricordiamo le fortunate kermesse di Milano e di Pordenone).  Molti eventi culturali che si sono succeduti nel 2011 hanno rappresentato una testimonianza importante per l’Italia, che ha festeggiato i suoi 150 anni di Unità, come è risaputo, e per questo anche nei vari Festival del Cinema italiano la tematica ricorrente quest’anno è stata La storia dell’’Italia attraverso il Cinema.

In un programma ampio ed articolato di attività tra loro correlate, con grandi Eventi, Spettacoli e Approfondimenti in vari luoghi (biblioteche, scuole, musei e piazze) anche capolavori come filmati rari della storia del Cinema muto hanno arricchito Rassegne Cinematografiche. Per fare solo qualche esempio esempio, si sono proiettati documentari dedicati alle grandi Dive italiane del Novecento, ma anche alle prime rappresentazioni cinematografiche dei Moti Risorgimentali e mostrate al pubblico filmati con grandi Star del Cinema muto, come Charlie Chaplin e Rodolfo Valentino (spesso dopo lunghi lavori di restauro di vecchie pellicole). Sono da evidenziare anche alcune rassegne sul Cinema degli anni Venti, e cioè sulla Belle époque, vista attraverso gli occhi di alcuni suoi protagonisti: Eleonora Duse, Francesca Bertini, Lyda Borelli, ma anche Gabriele D'Annunzio, Grazia Deledda, Pietro Mascagni, Giovanni Verga e Luigi Pirandello. Presso l’Auditorium di Milano, inoltre, di recente, nel corso del Festival di Cinema Muto, si è tenuta una proiezione del capolavoro cinematografico Rapsodia Satanica (con la partitura sinfonica di Pietro Mascagni).  

Ma quali sono davvero le origini del Cinema Muto? Vogliamo parlarne seriamente? Beh, bisognerà scavare nel tempo sino a giungere alla fine degli anni venti, e cioè il 1927, per l'esattezza, perché venisse distribuito il primo film sonoro, che si intitolava Il cantante di jazzPer “muto” si intende un film senza traccia sonora, storicamente riconducibile al periodo antecedente l'avvento del sonoro, vale a dire dal 1895 fino alla fine degli anni venti. Le prime proiezioni pubbliche avvennero negli intervalli tra i vari numeri dei programmi di vaudeville, presentate e accolte come "curiosità". Tra gli storici e gli studiosi della settima arte, e cioè il Cinema, il periodo precedente l'avvento del sonoro nel cinema, è indicato come la “silent era”, e cioè “l’epoca silenziosa”, ma in verità la cinematografia muta fu già allora in grado di raggiungere alti livelli qualitativi. Bisognerà attendere difatti qualche anno dall'introduzione della nuova tecnica perché si eguagliasse, per poi migliorarla, la qualità dei film muti. I film in questione però non erano del tutto "muti", quantomeno per quanto riguarda la loro fruizione, il loro utilizzo: era infatti costume (dal grande teatro di città a quello di periferia), accompagnare le proiezioni con musica dal vivo, che fungeva da colonna sonora, eseguita solitamente da un pianista o organista, o addirittura da un'orchestra (per i teatri che se lo potevano permettere, ovviamente). Il teatro fu il luogo deputato alla proiezione del film muto, non necessitando altro che un semplice schermo piuttosto che di apparecchiature tecnologiche. Era usanza accompagnare la proiezione con spiegazione chiarificatrici delle scene proiettate, lettura delle didascalie da parte di un commentatore, aggiungere commenti scritti. Fu però subito evidente quanto la musica fosse la componente essenziale dell'immagine, rafforzandone, anticipandone, predisponendo lo spettatore a immedesimarsi nella scena proiettata.

Il cinema nasce “ufficialmente” con una rappresentazione pubblica a pagamento, nel seminterrato del “Gran Caffè” (al Salon Indien), sul Boulevard-des-Capucines a Parigi il 28 dicembre 1895. L’ingresso costava 1 franco; il primo giorno vennero incassati 35 franchi, ma tre settimane dopo si arrivava già a 2000 franchi al giorno. I fratelli Louis e August Lumiere proiettarono alcuni brevi film con immagini in movimento: l’Uscita dalle officine Lumière (Sortie des ouvries de l’usine Lumière) e una farsa intitolata Il giardiniere, che divenne poi L'innaffiatore innaffiato (L'arroseur arrosé) considerato oggi il primo film di finzione della storia del cinema: la storia di uno scherzo fatto da un ragazzo a un giardiniere che sta innaffiando un giardino.
In seguito fu girato un altro breve film divenuto celebre, L’Arrivo di un treno alla Gare de la Ciotat (L’arrivé e d’un train à la Gare de la Ciotat): si vede la stazione, una signora con un grande cappello, il treno che giunge e si dirige verso la macchina da presa. La scena, secondo quanto si racconta, provocò il panico nella sala di proiezione tra il pubblico ancora incapace a distinguere tra finzione e realtà. Una scena di indubbio realismo.

In Italia, al nord Vittorio Calcina e al sud Francesco Felicetti, svolsero lo stesso ruolo promozionale, organizzativo e di realizzazione delle proiezioni filmiche l’anno dopo: nel 1896. Sia il romano Felicetti, sia il torinese Calcina, erano fotografi ed entrambi utilizzavano la sala di proiezione anche come studio fotografico.


In seguito furono costruite sale cinematografiche più grandi e numerose, per raggiungere un pubblico di livello economico maggiore (dette nickel-odeons perché il biglietto d’ingresso costava un nickel, cioè 5 centesimi di dollaro), che affiancarono le sale tradizionalmente dedicate agli strati più poveri della popolazione. Il cinema si stava imponendo come fenomeno di cultura e di costume e la sua influenza si esercitò sui comportamenti individuali e collettivi, sulla moda, sulle scelte morali e sociali, sui gusti. Così è ancora oggi... e sarà sempre!...


(15/02/2012)
Adele Consolo

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