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La lotta alla mafia non ha colore politico

Il 9 Maggio ricordiamo Peppino Impastato

Le vittime hanno bisogno di essere celebrate


In occasione del 34° anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, non solo la Sicilia, ma gran parte dell’Italia, deve ricordarsi di onorare la memoria di un eroe. La lotta contro la mafia deve meritare il rispetto di chi odia le ingiustizie e la delinquenza, al di là delle bandiere e delle appartenenze politiche, perchè le idee di Peppino, uomo politicizzato e schierato, andavano oltre e per questo sono capaci di sopravvivere al tempo, lottando ancora contro tutto, anche i pregiudizi della gente. Giuseppe Impastato nasce a Cinisi, un paesino in provincia di Palermo il 5 gennaio 1948. Nasce in una famiglia mafiosa, il padre era mafioso, e Peppino trova la forza di dissociarsi, riesce a non seguire gli ideali mafiosi che di fatto lo hanno accompagnato sin da bambino. Non solo se ne dissocia, ma riesce anche a combattere questi ideali: decide di affrontare la mafia, schierandosi in prima linea e avendo così anche duri scontri con la propria famiglia. Ben presto infatti il padre Luigi deciderà di cacciarlo di casa. Peppino decide di non tacere, di non voltarsi dall’altra parte, ed inizia una intensa attività politica, sociale e culturale improntata alla lotta alla criminalità organizzata. Nel 1977 costituisce il circolo Musica e cultura e fonda Radio Aut, una radio libera dalla quale svolge attività di denuncia e da dove inizia anche a ridicolizzare i boss mafiosi del suo paese. Questo sarà un gesto che sarà considerato estremamente oltraggioso; i boss mafiosi, tra cui il capomafia Gaetano Badalamenti, vedranno così scalfita la loro autorità, elemento essenziale per poter tenere sotto scacco la popolazione costringendola a vivere nella paura e nell’omertà. Peppino Impastato in quegli anni è attivo anche in campo politico. Decide di difendere la causa dei contadini contro gli espropri per la costruzione di una terza pista aeroportuale e organizza numerose manifestazioni in piazza. Inventa anche un metodo acuto e geniale per ovviare al diniego dell’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico da parte dell’Amministrazione di Cinisi: crea dei pannelli “volatili” che quindi non toccano il terreno ma vengono sostenuti a braccia dai manifestanti stessi. Nel 1978 si candida alle elezioni comunali con la lista Democrazia Proletaria, ma purtroppo non riuscirà a portare a termine questa nuova avventura perché sarà assassinato in piena campagna elettorale. Peppino Impastato riceverà da morto 260 voti riuscendo così ad essere simbolicamente eletto; questo sarà l’ennesimo colpo che Peppino riuscirà ad infliggere alle cosche mafiose.


Il potere mafioso e alcune istituzioni colluse con esso tenteranno di infangare l’immagine di Peppino anche dopo la sua morte cercando di spacciare l’attentato omicida per un atto terroristico o, addirittura, per un suicidio. Solo nel 2001 sarà fatta definitivamente luce e sarà restituita la giusta dignità ad un uomo che ha messo la propria vita al servizio delle proprie idee, idee improntate alla giustizia e al riscatto dal potere mafioso che di fatto toglie la libertà e rende schiavi. Nel 2001 infatti Vito Palazzolo sarà dichiarato colpevole dell’omicidio di Peppino Impastato; tra i probabili mandanti ci sarà proprio il boss Gaetano Badalamenti. Memorabile per molti è stato il film su Peppino di qualche anno fa, “I cento passi”, straordinariamente recitato da un sublime cast (Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Paolo Briguglia, Tony Sperandeo) e diretto da un bravissimo regista, come Marco Tullio Giordana. Molti sono i raduni organizzati per riunirsi a Cinisi giorno 9 e celebrare l’evento, molti dalla regione Sicilia, ad esempio si è attivata la cittadina di Patti (in provincia di Messina), grazie all’associazione NoveMaggio (che prende il nome da questa giornata di memoria).


Adele Consolo

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