Pagate fratelli:
un film su un fatto realmente accaduto, che ci fa riflettere...
Il film appena uscito nelle sale, Pagate fratelli, del regista
Salvo Bonaffini, approfondisce alcune vicende realmente accadute nel paese
siciliano di Mazzarino, che hanno coinvolto negli anni ’60 dei monaci, che
hanno fatto da tramite nella richiesta del “pizzo” ad alcuni concittadini. Girato
interamente in Sicilia, quasi interamente a Mazzarino, nei pressi di Gela,
questo film racconta un episodio di cronaca accaduto tra gli anni '50
e gli anni '60: il processo a carico di quattro frati cappuccini del convento
di San Francesco a Mazzarino (in provincia di Caltanissetta), accusati d'omicidio, violenza, estorsione e collusione con la mafia. Dopo un lungo
processo e nonostante una sentenza di proscioglimento in 1° grado ottenuta
da un tribunale siciliano, i frati furono condannati all’ultimo grado di
giudizio presso il tribunale di Perugia, nonostante usufruissero della difesa di due principi del foro.
Il regista Salvo Bonaffini ha ricostruito in un
film questa controversa vicenda, lavorando con un cast di attori siciliani molto
amati dal grande pubblico, tra cui Tony
Sperandeo, Luigi Maria Burruano e Alfredo
Li Bassi. Il film ha senz’altro dimostrato che anche nella nostra terra,
pur non essendoci i finanziamenti, si può produrre qualcosa di buono a livello
cinematografico. Un lavoro non pubblicizzato dalla grande distribuzione e realizzato
con molte difficoltà. In particolare, ascoltando le testimonianze di attori e
regista, difficile è stato il reperimento dei costumi d’epoca e l’ingaggio di
quella parte del cast più nota al grande pubblico. Ciò che più si nota in
questa produzione indipendente è la volontà della regia di non perseguire
particolari finalità commerciali, di non andare dietro all’ideologia del
marketing ma di seguire le proprie emozioni; una storia narrata per passione,
col cuore di chi ama la propria terra e desidera svelarne anche gli aspetti più
controversi.
Riguardo al film, il
regista ha recentemente dichiarato: “E’ una storia accaduta nel mio paese, che
ha reso popolare Mazzarino affiancato a questa storia dei monaci. Spulciano un
poco, leggendo qualche libro, documentandomi su alcuni giornali dell’epoca, mi
ha entusiasmato il fatto che dei frati cappuccini, in nome di San Francesco,
incominciassero ad essere intermediari tra la mafia ed il popolo, in antitesi a
quella che dovrebbe essere la figura di chi riveste un saio”. Inoltre
Bonaffini ha aggiunto “All’epoca anche
l’opinione pubblica si divise fra innocentisti e colpevolisti, perché questi
frati erano amati e avevano molte persone su cui poter contare, una gran parte
del popolo che li amava per ciò che rappresentavano. Ho avuto pure la fortuna
di intervistare dei poliziotti che seguirono le indagini (hanno circa 97 anni
oggi) e raccontano di un carattere di questi frati molto forte, carismatico,
convinti di appartenere ad un potere forte e di non poter essere toccati né
giudicati. Addirittura, mi raccontava un poliziotto, durante l’interrogatorio
uno dei frati si permetteva di prenderli in giro e ripetere di continuo: ‘mi
può ripetere la domanda? Non ho capito!’. Un vero e proprio atteggiamento
mafioso”. Infine ha precisato: “Dall’altra parte, ho visto quella parte
dello Stato –ad esempio il Maresciallo che condusse le indagini, spiega ancora
Bonaffini– che ha esercitato una forza positiva, che ha avuto il coraggio di
andare fino in fondo. Un’altra cosa che mi colpì tantissimo è il fatto che il
Cardinale Ruffini, massimo esponente della Chiesa siciliana, dichiarò che ‘la
mafia non esiste’. Queste cose mi hanno fatto pensare e ritenere che sarebbe
stato possibile realizzare un film per far riflettere. Molti mi hanno accusato
di volere fare un film contro la chiesa, ma non è assolutamente il mio
obiettivo. Non ho nulla contro la chiesa, anche la chiesa, al suo interno, ha
uomini giusti e uomini meno giusti; quello che condanno io della chiesa è che
non ha il coraggio di fare pulizia al proprio interno, di respingere chi,
approfittando dell’istituzione, si comporta male. A tutt’oggi la Chiesa copre
reati gravissimi come la pedofilia. Parliamoci chiaro, non è ancora una chiesa
aperta, vicina al popolo e ai poveri. Il marcio è in tutti i settori, così come
ci può essere il poliziotto o l’insegnante corrotto, troviamo anche “uomini di
Dio” corrotti”...
(23/03/2013)
Adele Consolo
Nessun commento:
Posta un commento